Vorrei condividere uno scritto molto simpatico che, vagando per la rete, ho incontrato.
Spesso quando qualcuno mi chiede esattamente in che cosa consiste il mio lavoro, non è facilissimo fargli capire bene che cosa faccio e devo dire che é anche capitato che la gente mi rivolgesse un paio di volte la stessa domanda per avere ulteriori spiegazioni... Direi che grazie a questo bellissimo testo finalmente forse è possibile fugare ogni dubbio...
Ringrazio moltissimo il sito http://www.unpostoalcopy.com per avere fatto luce sul problema "identitario" che effettivamente da tempo "affligge" la nostra specie:-)
Buona lettura!
« All’esclamazione “Voglio fare il copy!” il genitore medio, che non ha altri casi di copywriter nell’albero genealogico e ignora anche il significato di questa parola, generalmente non è preparato al fatidico annuncio del suo pargolo. Egli sognava per il figlio una carriera di medico, avvocato, ingegnere, dentista. Alla peggio insegnante o impiegato previo superamento concorso nella pubblica amministrazione.
Il povero padre e la sfortunata madre erano totalmente all’oscuro che il figlioletto adorato coltivasse cotanto sogno. Ma poi il copy… Cosa fa il copy? Il suo lavoro gli darà da mangiare? Potrà pagare il mutuo della casa? Potrà avere figli? Che cos’è un copy?
Il copy, abbreviazione di copywriter, è una specie animale abbastanza diffusa in Italia. Se ne trovano grandi concentrazioni soprattutto in centro città a Milano e a Roma, ma in generale sono sparsi un po’ ovunque su tutto il territorio nazionale.
Chiariamo subito un concetto fondamentale: copy si nasce. Se qualcuno “diventa” copy sta mentendo a sé stesso, in realtà probabilmente doveva fare l’idraulico (e gli sarebbe andata meglio). Un copy in genere nasce da esseri umani sani e apparentemente normali che, per molti anni, ignorano di aver dato alla luce la particolare creatura. I copywriter sono dunque una razza a parte.
Per molti aspetti, essi sono effettivamente assimilabili alla specie umana, difatti la loro alimentazione è molto simile e si adattano più o meno a qualsiasi clima.
Il copy trova il suo habitat naturale in un’agenzia di pubblicità, dove viene pagato per scrivere testi pubblicitari, ovvero quelli che una volta venivano chiamati “slogan” (ma non solo), la cui funzione è convincere più gente possibile che ha assolutamente bisogno di tal prodotto o servizio. È quindi un autore di testi.
Ma non è uno scrittore, perché gli scrittori scrivono romanzi. Non è nemmeno un giornalista, perché i giornalisti scrivono lunghi articoli approfondendo gli aspetti della notizia. Il copy è l’esatto opposto. È il re della sintesi. È molto abile a comunicare in una sola frase (headline), possibilmente corta, quell’aspetto unico e imperdibile di un qualsivoglia prodotto.
Fare il copywriter è un mestiere apparentemente facile: ti pagano per scrivere poco e fai un lavoro “figo”. In realtà il copy medio più che scrivere pensa, pensa parecchio, pensa sempre. Soffre talvolta di ansia da prestazione e non è detto che venga poi pagato così tanto.
Sì, la leggenda narra di copywriter che guadagnano centinaia di migliaia di euro, hanno una vita ricca e avventurosa e vivono in meravigliosi attici al centro di Milano. Quando non sono nella villa a Portofino o nel lussuoso appartamento di New York.
Gli esemplari giovani di questa specie sognano per lo più di fare questo lavoro come se equivalesse a diventare una rockstar internazionale o comunque un personaggio importante a livello planetario.
Ma la verità è che, come per qualsiasi lavoro, c’è chi riesce a emergere e chi no. Per uno Sean Connery o un Renzo Piano, ci sono 200 attori e 300 architetti che fanno il loro mestiere senza apparire sulle copertine dei giornali, e, cosa più importante, ci campano.
È di questo che dovreste andare fieri, cari genitori italiani. Vostro figlio sarà una di quelle persone, e non sono tantissime, ad avere la fortuna di fare il lavoro che gli piace. E non è poco. Abbiamo addirittura sentito parlare di casi in cui dei copy, rimasti per tutta la vita ignari della loro vera natura, hanno finito col fare i ricchi possidenti di grandi catene di alberghi, gli armatori o i petrolieri. Volete che vostro figlio faccia questa brutta fine?
Daniela Montieri »
Foto tratte da: www.nellpatel.com, www.kopywritingkourse.com
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